La loro vita era deragliata, da quando erano diventati genitori, e non c’era verso di riportarla sui binari.
Il
ciuccio non si trovava da nessuna parte, quel giorno, era quella la vera
disgrazia! La bambina si era svegliata e continuava a piangere. Stanca e disperata
la donna lasciò perdere ciò che stava facendo e si affrettò a prenderla in
braccio.
I
tuoni che si sentivano in lontananza non promettevano niente di buono. Presto
la pioggia dal soffitto avrebbe riempito il secchio vicino alla culla… Aveva cercato
di bloccare il flusso d’acqua ma era stata un’impresa quasi impossibile. Il
marito, uscito per comperare il latte, non si vedeva ancora. Sperava in cuor
suo che nonostante il lungo conto da pagare, il lattaio gli facesse ancora
credito.
Eppure,
pensava, solo un anno prima tutto andava bene. Aveva trovato lavoro presso una
famiglia, la pagavano poco e in nero, è vero, ma quella cifra era
indispensabile per la spesa quotidiana. Suo marito lavorava come operaio presso
una ditta di minuteria metallica e con il suo stipendio riuscivano a ripagare,
poco per volta, l’ipoteca che c’era sulla loro vecchia casa.
Ma
ora con la maledetta pandemia, scoppiata alla fine della guerra, tutto era
precipitato. Tutti e due avevano perso il lavoro e in più era arrivata la
bambina, inaspettata, e purtroppo non le stava portando la gioia che aveva
sperato, ma solo afflizione. Quel pianto continuo, poi, non riusciva a
sopportarlo, la faceva sentire non all’altezza del compito. In testa percepiva
un martellare continuo, l’ansia le toglieva il respiro. Quando, finalmente la
porta si aprì, il marito le passò il latte.
“Hai
avuto problemi?” gli chiese.
Lui
fece un cenno negativo e le prese la bambina dalle braccia per permetterle di
mettere il latte sul fuoco.
“Ma
dove diavolo può essere finito quel maledetto ciuccio?” disse la donna a voce
alta mentre cercava tra le stoviglie accatastate nel lavandino. Quella mattina
si era disperata a cercarlo, sembrava sparito dalla circolazione.
L’uomo
si era seduto e faceva saltellare sulle ginocchia la bambina, che aveva smesso
di piangere e gli stava facendo smorfiette e sorrisini. Alle parole della
moglie si alzò, mise la bambina nella culla per verificare di persona.
“Hai
guardato tra le coperte della culla?”, chiese. E, infatti, eccolo lì, tra il
lenzuolo e la coperta.
La
donna sbuffò, mentre versava il latte nel biberon per poi passarlo al marito.
Poi tornò verso il lavandino e incominciò a lavare piatti e stoviglie, stizzita.
Sul viso le scendevano copiose le lacrime.
Fuori
il maltempo continuava a imperversare. E lo sgocciolio dal tetto non cessava,
anzi si faceva sempre più insistente, come stesse facendo a gara con
l’acciottolio che lei provocava con le stoviglie.
Terminato
il suo lavoro, la donna si recò all’ingresso e, dopo aver messo il cappotto,
s’apprestò ad uscire. “Vado a fare un po’ di spesa” disse, chiudendo la porta
dietro di sé.
La
ritrovarono due giorni dopo nel fiume.
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