Dietro a folte nubi l’alba
avanza. Fa freddo, è autunno inoltrato e gli alberi lasciano cadere le ultime
foglie. C’è pace intorno, solo un leggero stormir di foglie dal cespuglio alla
sua sinistra. Il vecchio è giunto in cima allo scosceso sentiero. Un grande
mantello avvolge il suo corpo. S’appoggia al suo fedele bastone, anche se non
sempre ne ha bisogno. Non ha paura delle intemperie ne di ciò che può
incontrare nell’ascesa. Aspetta. Un’attesa che diventa riflessione. Sul cammino
percorso, sulla visione che si aprirà tra breve alla luce del nuovo giorno,
sulle responsabilità che ancora gravano sulle sue spalle, una volta rientrato a
valle. Per il momento vuole godere della vista del sole che nasce, sentire i
raggi sul viso a distendere i solchi che ha sul viso. L’aria è frizzante,
leggera, colma di odori che emergono dalla terra, dalle bacche sul cespuglio,
dalle foglie ingiallite e dai sassi muschiati, sparsi nel terreno intorno. Non c’è
rumore, ad di fuori dello stridere di un rapace in volo. Il silenzio avvolge la
natura e rende i pensieri del vecchio quasi lievi. Ha ancora molte cose da
portare a termine. I suoi cari sono là nella vecchia casa di famiglia. Tra poco
ci sarà un piacevole fragore di scodelle, tra quelle mura, un rincorrersi di
voci, mentre sul fuoco borbotta la caffettiera e nell’aria si spande il profumo
del pane appena sfornato. Ma per il momento il vecchio si lascia avvolgere da quel
silenzio beato, dalla natura benigna e si lascia andare ad un dialogo interiore
che è come una preghiera.