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lunedì 28 settembre 2015

Alba nuova


Mi sono alzata
per correre incontro
a questa nuova alba.

Un piacere che nasce
da un tempo antico
e da un nonno pescatore.



da un'immagine di Terzari



Dietro a folte nubi l’alba avanza. Fa freddo, è autunno inoltrato e gli alberi lasciano cadere le ultime foglie. C’è pace intorno, solo un leggero stormir di foglie dal cespuglio alla sua sinistra. Il vecchio è giunto in cima allo scosceso sentiero. Un grande mantello avvolge il suo corpo. S’appoggia al suo fedele bastone, anche se non sempre ne ha bisogno. Non ha paura delle intemperie ne di ciò che può incontrare nell’ascesa. Aspetta. Un’attesa che diventa riflessione. Sul cammino percorso, sulla visione che si aprirà tra breve alla luce del nuovo giorno, sulle responsabilità che ancora gravano sulle sue spalle, una volta rientrato a valle. Per il momento vuole godere della vista del sole che nasce, sentire i raggi sul viso a distendere i solchi che ha sul viso. L’aria è frizzante, leggera, colma di odori che emergono dalla terra, dalle bacche sul cespuglio, dalle foglie ingiallite e dai sassi muschiati, sparsi nel terreno intorno. Non c’è rumore, ad di fuori dello stridere di un rapace in volo. Il silenzio avvolge la natura e rende i pensieri del vecchio quasi lievi. Ha ancora molte cose da portare a termine. I suoi cari sono là nella vecchia casa di famiglia. Tra poco ci sarà un piacevole fragore di scodelle, tra quelle mura, un rincorrersi di voci, mentre sul fuoco borbotta la caffettiera e nell’aria si spande il profumo del pane appena sfornato. Ma per il momento il vecchio si lascia avvolgere da quel silenzio beato, dalla natura benigna e si lascia andare ad un dialogo interiore che è come una preghiera.