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mercoledì 27 ottobre 2021

Foglie birichine

In cima alle betulle

il vento tra le foglie:

fremono di piacere,

birichine, così i bambini,

le guance arrossate 

dalla corsa sfrenata.



Lame di luce

Specchi deformanti

Misteri irrisolti

Calde lame di luce tra i rami

Piovono sul sentiero.






lunedì 18 ottobre 2021

Aria salmastra


Aria salmastra

pungente salsedine

mormorii d’onde

a schiaffeggiare gli scogli.

Il pescatore, in silenzio,

attende, come il gabbiano.

Impronte sbiadite mi precedono.

Le mie ad attendere l’onda.

Il cielo s’unisce al mare.

Abbraccio sfumato


(4 giugno 2021)

1943

Chiamato alla guerra

a soli diciott’anni.

Suo padre vide allontanare,

con la pena nel cuore,

quel figlio timido, riservato.

Un siluramento: riuscì

a salvarsi una prima volta.

Poi l’Uragano, aveva la Tunisia

nello sguardo, incontrò

una mina maledetta

a portare rovina e distruzione.

Cento e otto furono i dispersi:

Antonio, uno di loro.

Sua sorella lo sentì, già

al momento dei saluti.

Sull’ultimo sguardo del giovane,

che da lontano salutava, esclamò:

“Quel a ne videm piò” 1



1) quello non lo vedremo più


domenica 17 ottobre 2021

Storia di una donna - Una tragedia italiana

La loro vita era deragliata, da quando erano diventati genitori, e non c’era verso di riportarla sui binari.

Il ciuccio non si trovava da nessuna parte, quel giorno, era quella la vera disgrazia! La bambina si era svegliata e continuava a piangere. Stanca e disperata la donna lasciò perdere ciò che stava facendo e si affrettò a prenderla in braccio.

I tuoni che si sentivano in lontananza non promettevano niente di buono. Presto la pioggia dal soffitto avrebbe riempito il secchio vicino alla culla… Aveva cercato di bloccare il flusso d’acqua ma era stata un’impresa quasi impossibile. Il marito, uscito per comperare il latte, non si vedeva ancora. Sperava in cuor suo che nonostante il lungo conto da pagare, il lattaio gli facesse ancora credito.

Eppure, pensava, solo un anno prima tutto andava bene. Aveva trovato lavoro presso una famiglia, la pagavano poco e in nero, è vero, ma quella cifra era indispensabile per la spesa quotidiana. Suo marito lavorava come operaio presso una ditta di minuteria metallica e con il suo stipendio riuscivano a ripagare, poco per volta, l’ipoteca che c’era sulla loro vecchia casa.

Ma ora con la maledetta pandemia, scoppiata alla fine della guerra, tutto era precipitato. Tutti e due avevano perso il lavoro e in più era arrivata la bambina, inaspettata, e purtroppo non le stava portando la gioia che aveva sperato, ma solo afflizione. Quel pianto continuo, poi, non riusciva a sopportarlo, la faceva sentire non all’altezza del compito. In testa percepiva un martellare continuo, l’ansia le toglieva il respiro. Quando, finalmente la porta si aprì, il marito le passò il latte.

“Hai avuto problemi?” gli chiese.

Lui fece un cenno negativo e le prese la bambina dalle braccia per permetterle di mettere il latte sul fuoco.

“Ma dove diavolo può essere finito quel maledetto ciuccio?” disse la donna a voce alta mentre cercava tra le stoviglie accatastate nel lavandino. Quella mattina si era disperata a cercarlo, sembrava sparito dalla circolazione.

L’uomo si era seduto e faceva saltellare sulle ginocchia la bambina, che aveva smesso di piangere e gli stava facendo smorfiette e sorrisini. Alle parole della moglie si alzò, mise la bambina nella culla per verificare di persona.

“Hai guardato tra le coperte della culla?”, chiese. E, infatti, eccolo lì, tra il lenzuolo e la coperta.

La donna sbuffò, mentre versava il latte nel biberon per poi passarlo al marito. Poi tornò verso il lavandino e incominciò a lavare piatti e stoviglie, stizzita. Sul viso le scendevano copiose le lacrime.

Fuori il maltempo continuava a imperversare. E lo sgocciolio dal tetto non cessava, anzi si faceva sempre più insistente, come stesse facendo a gara con l’acciottolio che lei provocava con le stoviglie.

Terminato il suo lavoro, la donna si recò all’ingresso e, dopo aver messo il cappotto, s’apprestò ad uscire. “Vado a fare un po’ di spesa” disse, chiudendo la porta dietro di sé.

La ritrovarono due giorni dopo nel fiume.

  

Dalla rubrica #Unastoriadaraccontare a cura di Elena Salem 😊 con una sposa di Rob Hefferan.

Raccontare una storia. Forse la giovane ci sta ripensando? O il matrimonio c'è già stato ed è solo stanca? Oppure qualcosa è andato storto nella giornata? Ha visto il marito, o il futuro fare qualche cosa che non va? 


Questo il mio racconto...


Chiuse la porta dietro di sé,  senza far rumore. Aveva bisogno di rilassarsi un momento e riprendere fiato. 
L'emozione appena vissuta l'aveva stremata ed ora il ricevimento sembrava non terminare mai.
Non sopportava più il sottofondo rumoroso e le continue richieste di brindisi. Per non parlare di "bacio... bacio".
Aveva nascosto a tutti, proprio a tutti, di aspettare un bambino e questo segreto la stava distruggendo. Neppure il marito era a conoscenza di quel suo stato e prima della torta l'aveva costretta a ballare un interminabile walzer. Ora le girava la testa, si sentiva svenire.
Non si capacitava come la pazzia di solo due mesi prima l'avesse gettata in un incubo.
Da tempo si era trovata ad affrontare un forte stress lavorativo e un collega le aveva dimostrato una calorosa vicinanza che lei aveva accettato con riconoscenza. Nel frattempo lei era immersa anche nei preparativi per l'imminente matrimonio. 
Una sera uscendo dal lavoro aveva perso il controllo ed era scoppiata in lacrime. Il collega l'aveva consolata. Senza comprendere come era finita nel suo letto.
Aveva capito la portata di quel gesto impulsivo solo al mattino. Aveva perciò deciso di crederlo un fatto senza importanza. Senza importanza invece non era stato e le aveva lasciato una conseguenza inaspettata: un bambino.
Era arrivata a celebrare il matrimonio ugualmente ma i sensi di colpa la stavano distruggendo. E non sapeva più come sarebbe stato il suo futuro.

sabato 16 ottobre 2021

Rinascere albero

 

Rinascere albero.

Con le radici sprofondare

nel grembo materno,

i rami ad afferrare il cielo.

Rinascere albero.

Raggiungere un’età

veneranda, accogliere

viaggiatori del silenzio.

Rinascere albero.

Essere pino costiero,

la chioma ad ombreggiare

le calde stagioni.

 

Lasciare questa vita.

Rinascere albero.

Nessun rimpianto.


(5 giugno 2021)



Jo March

 

Poche donne come lei.

Capelli ribelli rosso impertinente

sul diafano viso lentigginoso,

occhi che trafiggono l’anima.

Mio solare mito ed amore.

Fosti unica, al di là degli schemi

che definirono sempre la donna.

Il tuo guardo come calamita

m’attrae e mi strega.

(8 marzo 2021) 





venerdì 15 ottobre 2021

Viaggiare in Aspromonte

L’auto percorre la strada che corre nel bosco di faggi secolari e maestosi abeti, in Aspromonte.

Lo sguardo svela un sottobosco innocente, silenzioso, pulito. Al lato della strada il solito incosciente viaggiatore ha lanciato l’ennesimo sacchetto di rifiuti. Ma il sotto bosco è perfetto con i suoi cespugli di pungitopo, i primi timidi ciclamini ad annunciare il prossimo autunno, il muschio soffice e profumato su massi e radici.

E’ questa la Calabria che preferisco, quieta, generosa, immacolata.

In qualche punto tenaci ginestrine tengono a freno gli sterrati d’arenaria. Oggi non hanno fiori, solo piccoli bagellini, ma l’immaginazione aiuta a ricordare la bellezza della fioritura.

“Che dici, facciamo un salto al lago?”

Acconsento perché non ho avuto ancora l’occasione di vedere questa ingegnosa opera che l’uomo ha realizzato, spostando letteralmente una grande collina.  

Ad un bivio scegliamo una strada e ci troviamo immersi tra grandi cespugli di more, alcune già mature. Lo spettacolo è grandioso. Metri e metri di cespugli che costeggiano e abbelliscono i lati di una strada di servizio. Grappoli di frutti dal rosso, al viola, al nero fanno bella mostra di sé tra piccoli fiori bianchi. Ci fermiamo per raccogliere ed assaggiare la dolcezza di quel ben di Dio. Una vera manna per animali ed uomini. Nel silenzio solo il ronzio delle api al lavoro. Chissà cosa avranno provato i nostri antenati raccoglitori davanti a tanta abbondanza. La natura nutriva e accompagnava con la sua benevolenza il cammino di quelle prime genti approdate in Calabria. Riempiamo di more mature un paio di piccoli contenitori di fortuna e riprendiamo il viaggio verso la nostra meta.

Il livello del lago è basso. Sono mancate le piogge in quest’agosto infuocato. Nonostante tutto la natura intorno è rigogliosa ed i boschi che fanno corona al lago sono verdeggianti. Due motociclette rompono la tranquillità del luogo. Per fortuna sono solo di passaggio e noi possiamo continuare ad ammirare il paesaggio e un gregge di pecore che pascolano in lontananza.




Decidiamo di riprendere la nostra gita e dopo un gustoso pranzo in una locanda lungo la strada, percorriamo la statale che conduce a Caulonia. Percorsi alcuni chilometri incontriamo qualche albero, felci e cespugli che hanno subito l’assalto del fuoco. Agosto è stato senza pietà e ha distrutto buona parte dell’Aspromonte. Eravamo a conoscenza di ciò ma vedere con i propri occhi tanta desolazione è un trauma. Colline e colline devastate dal fuoco amico, perché sicuramente l’essere umano ha dato il suo contributo. La devastazione è totale e sono andati in fumo pinete, faggete e macchia mediterranea. Ci fermiamo per cogliere ogni dettaglio e per rendere omaggio alla natura devastata e sfigurata senza pietà.

Alberi_scheletri

 

Da tanto sfacelo tremula

Solo una cenere leggera.

Alberi-scheletri tendono

le braccia al cielo,

silenziosa la supplica.

Mute stelle guardano,

la terra sconsolata, delusa,

ripiegata su se stessa.

Dal bosco bruciato

neppure un sospiro.

Rigide guardano le stelle:

velo funebre sul paesaggio.

Qui tutto è rovina.




Oh, Calabria

Dove sei tu, popolo di Calabria,

erede d'antiche genti d'Arcadia,

che scelsero di viverne i confini?

Perché non insorgi, con composto

furore, e maledici i tuoi figli indegni,

le mani lorde di sangue e misfatti.

Essi marchiano la tua pelle

con il fuoco e fanno scempio

dei tuoi incontaminati paesaggi.

Dici di amare la tua terra,

non tacere, allora,

urla il tuo dolore al mondo

intero e il velo di silenzio

connivente alfine squarcia.