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martedì 27 ottobre 2015

Vecchio melograno

Al centro del giardinetto
si colora d’autunno il vecchietto
melograno dalla cima storta
per affrontare al meglio la stagione morta;
intorno alle radici una nuvola d’oro.

Che contrasto con la siepe d’alloro!

Uno sguardo sulle colline corianesi


lunedì 28 settembre 2015

Alba nuova


Mi sono alzata
per correre incontro
a questa nuova alba.

Un piacere che nasce
da un tempo antico
e da un nonno pescatore.



da un'immagine di Terzari



Dietro a folte nubi l’alba avanza. Fa freddo, è autunno inoltrato e gli alberi lasciano cadere le ultime foglie. C’è pace intorno, solo un leggero stormir di foglie dal cespuglio alla sua sinistra. Il vecchio è giunto in cima allo scosceso sentiero. Un grande mantello avvolge il suo corpo. S’appoggia al suo fedele bastone, anche se non sempre ne ha bisogno. Non ha paura delle intemperie ne di ciò che può incontrare nell’ascesa. Aspetta. Un’attesa che diventa riflessione. Sul cammino percorso, sulla visione che si aprirà tra breve alla luce del nuovo giorno, sulle responsabilità che ancora gravano sulle sue spalle, una volta rientrato a valle. Per il momento vuole godere della vista del sole che nasce, sentire i raggi sul viso a distendere i solchi che ha sul viso. L’aria è frizzante, leggera, colma di odori che emergono dalla terra, dalle bacche sul cespuglio, dalle foglie ingiallite e dai sassi muschiati, sparsi nel terreno intorno. Non c’è rumore, ad di fuori dello stridere di un rapace in volo. Il silenzio avvolge la natura e rende i pensieri del vecchio quasi lievi. Ha ancora molte cose da portare a termine. I suoi cari sono là nella vecchia casa di famiglia. Tra poco ci sarà un piacevole fragore di scodelle, tra quelle mura, un rincorrersi di voci, mentre sul fuoco borbotta la caffettiera e nell’aria si spande il profumo del pane appena sfornato. Ma per il momento il vecchio si lascia avvolgere da quel silenzio beato, dalla natura benigna e si lascia andare ad un dialogo interiore che è come una preghiera.

domenica 16 agosto 2015

Stanze vuote

Non so perché tanto
m’affascinano le vecchie
case coloniche,
abbandonate,
cadenti.
Il mondo contadino
ha perso le sue voci,
imprigionate
tra quei ruderi.
Suoni perduti
per sempre.
E’ un silenzio
che si propaga
nelle stanze vuote,
che odorano di muffa.
Fuori solo il respiro

delle foglie.



lunedì 22 giugno 2015

Ad occhi chiusi

Il vento sul viso piacevole
come una carezza accettata.
Un respiro che va,
uno che viene.
Quella mosca, così fastidiosa,
vorrebbe entrare in armonia
col mio respiro.
Voci intorno, allontanate
dalla volontà di tornare
a inspirare, espirare.
Niente immagini o visioni
solo suoni e rumori.
Le mie dita intorpidite,
necessità di cambiarne
l’intreccio. Sofferenza:
insopportabile
l’immobilità delle gambe.

Tempo dilatato.


martedì 19 maggio 2015

Autobiografia


Ecco le parole:
come onde del mare
giungono, una dopo l’altra
a formulare il pensiero,
a strutturare la storia,
a rendere il racconto

di sé unico, irripetibile.


martedì 14 aprile 2015

Polignano a mare

Il vento gelido sospinge
l’onda con forza,
la schiuma si frantuma
sulla roccia protesa
a mare, pare un pulviscolo
di stelle nel cielo terso.
Né alberi né cespugli
sulla passeggiata.
Solo il rumoreggiare
della tramontana e
il volo silente d’un gabbiano.


sabato 4 aprile 2015

Castel del Monte

E’ rigoglioso il verde,
brillante, in questo tratto
di campagna sotto il sole:
primo assaggio di primavera.
Il biancospino è già fiorito,
ai lati della strada,
sparsi qui e là, spuntano i trulli.
E non mancano gli ulivi
nella sassosa  terra di Puglia.
Castel del Monte: si fa
spasmodica l’attesa.
Poi, eccolo là, imponente
in cima alla collina.
L’ansia si placa,
la meta è raggiunta.
Seduce i sensi:
aumenta il desiderio

di condividerne la storia.


giovedì 2 aprile 2015

Egnazia: sito archeologico, inserito in un piacevole contesto naturalistico-ambientale, in Puglia.

Piccoli cespugli di camomilla
crescono ai lati del sentiero,
che percorro con piacere.
A pochi passi ancora cespugli:
margherite gialle
dal lungo stelo, o bianche 
dalla screziatura d'oro.
Placidi papaveri sono cullati 
dal vento che oggi non abbandona
questo luogo. Ed ecco emergere 
dalle pieghe della storia 
l'antico insediamento:
calde pietre delimitano 
edifici e strade, anfiteatro e foro, 
con colonne decapitate.
Ritornano ricordi scolastici
che credevo perduti.








lunedì 16 marzo 2015

Nel forziere

Difficile aprire le serrature
del proprio cuore;
un forziere che custodisce
desideri e sconfitte.
Sentimenti sfuggenti,
intricati, non analizzati,
anche la natura non svela
molti suoi segreti.
La luce della luna
non penetra in caverna,
così ho celato nel profondo
parentesi d’instabile vissuto.
Un magma ancor non solido
trascina il passato
in uno stagno putrescente
in attesa di divenire fiore.



mercoledì 4 febbraio 2015

Rimini, estate 1961

Rivedo ancora i volti
dell’estate ‘61, sotto
l’ombrellone del bagnino 24.

I giochi maliziosi,
della bottiglia, della polenta,
le relative penitenze,
la salsedine sui corpi.

Il mangiadischi a tutto volume,
le risate senza fine,
il naufragare  delle onde sulla riva,
la sabbia bollente,
le corse in acqua.

Gli sguardi furtivi,
i rossori imprevisti,
le gelosie repentine,
la malinconia improvvisa.

Rivedo ancora i volti
dell’estate ‘61, sotto
l’ombrellone del bagnino 24.

sabato 31 gennaio 2015

Una maestra speciale

La mia prima maestra, alla scuola elementare De Amicis di Rimini, era molto anziana e a dicembre era andata in pensione.  Con lei se n’era andato il clima tetro che aveva contraddistinto i miei primi mesi di scuola. Ricordo una grande oscurità in classe, appena rischiarata dalle fiamme che crepitavano nella grande stufa al centro della stanza, ogni volta che si aggiungeva un pò di legna. Avevamo i banchi di legno con la pedana e, sul ripiano, un buco dove più tardi  avremmo inserito  il contenitore per l’inchiostro. Tutto cambiò con l’anno nuovo e con l’arrivo della nuova maestra. Era il 1955.  Teresa Grassi era sposata con un vedovo che aveva tre figli. Ennio, il più piccolo, aveva solo un anno più di noi e a volte veniva nella nostra classe. La maestra poteva avere circa una cinquantina d’anni. Portava  i capelli raccolti e aveva un sorriso che non l’abbandonava mai. Non era molto alta e di costituzione piuttosto esile.  Era munita di una grande pazienza, non ha mai avuto bisogno di esercitare l’autorità, e amava intensamente il suo lavoro. Per noi aveva predisposto molto materiale didattico che  facilitava l’apprendimento. Ricordo quanto mi piacesse “giocare” con una grande scatola di legno al cui interno, nei diversi scomparti, c’erano le lettere dell’alfabeto con le quali era possibile comporre le parole. Anche la matematica era facile con il materiale strutturato. Riflettendo a distanza di anni ho capito che si trattava del materiale montessoriano. Appena c’era il sole, durante la ricreazione, non mancava di portarci in giardino a giocare. Nel pomeriggio ci invitava a casa sua e ci aiutava a fare i compiti. La sua casa era molto accogliente. Noi ci sedevamo intorno ad un grande tavolo con i nostri quaderni e lei passava da uno all’altro per dare piccoli suggerimenti. E aveva sempre pronta per noi la merenda. E’ rimasta sempre con noi fino alla quinta elementare. Se anche io sono diventata maestra lo devo, in parte, al suo esempio.

Facendo una ricerca tramite internet ho scoperto che la maestra Grassi Valoti Teresa Maria era nata il 02/03/1900 a  Zogno in provincia di Bergamo e che si era diplomata nel 1919. Questi dati sono il risultato di una iniziativa di tre sociologi italiani (Marzio Barbagli, Antonio Cobalti e Marcello Dei) che fra il 1979 e il 1980 hanno avviato una ricerca sugli insegnanti elementari in servizio fra i primi anni del secolo e il secondo dopoguerra, con almeno settant'anni di età (nati non oltre il 1910). 



mercoledì 21 gennaio 2015

Gennaio

La lentezza della neve
fa restare incollati
alla finestra
e godere
della sua candida
bellezza.

Sul muricciolo dell’orto
Incrocio lo sguardo
del pettirosso.
Mi scruta curioso
muovendo il capino.
Attende di volare
sulla mangiatoia,
sa di trovare
briciole di pane.
Intanto su di lui
piccoli fiocchi di neve

si posano.