Post in evidenza

lunedì 31 ottobre 2016

Autunno


Ci sono foglie
che precipitano,
altre che,
volteggiano leggere,
prima di toccare terra.
Pesantezza e leggerezza:
in natura ,
nei pensieri degli uomini.
C’è consapevolezza
che qualcosa d’importante

è andata perduta?



mercoledì 29 giugno 2016

Piccolo esploratore

Il torrente Grigna
attraversa allegro il paese.
Nelle giornate di sole scompare
nei pressi del lavatoio,
per riapparire in quelle di pioggia.
Ha scovato un nascosto labirinto

dove giocare al piccolo esploratore.


lunedì 30 maggio 2016

Diario di viaggio - Grecia 16 - 23 maggio 2016



In preoccupante ritardo la partenza del traghetto da Ancona. Cause che allora non è stato possibile accertare concretamente. Ma si sa. Quando si è in procinto di vivere un’avventura, non ha importanza il perdere  tempo. Dopo la cena il gruppo s’è dato appuntamento a prua, per la serata musicale. 



Il cantante aveva qualche difficoltà a tenere il ritmo, questo non ha impedito a noi  ragazze di metterci a ballare. A notte fonda ci siamo ritirati nelle nostre cabine trascorrendo una notte tranquilla, con il mare appena increspato e la luna alta nel cielo. Mi sono addormentata con il proposito di vedere l’alba. Al risveglio, ricordo di aver sognato nonna Ida, c’erano le nubi e sono riuscita a vedere solo una breve striscia rosata all’orizzonte. Solo molto tardi abbiamo raggiunto il ponte, nonostante il vento fastidioso. 


Nel pomeriggio abbiamo costeggiato l’isola di Corfù e verso le 15 siamo arrivati a Igoumenitza. Ad attenderci Lilly, la nostra guida. Senza perdere tempo abbiamo raggiunto Efira per visitare il Nekromanteion, che significa "Oracolo della morte", luogo dove i fedeli si recavano per parlare con i loro antenati morti. Dopo una cerimonia di purificazione e dopo il sacrificio di pecore, i fedeli scendevano attraverso una serie di meandri e corridoi sotterranei, lasciavano offerte al loro passaggio, e attraversavano una serie di cancelli di ferro. Il nekyomanteia avrebbe posto una serie di domande e preghiere cantando e i celebranti poi avrebbero assistito al fatto che il sacerdote sarebbe emerso dalla terra e avrebbe cominciato a volare attorno al tempio utilizzando una gru teatrale. Omero ci racconta che fu Circe a indicare ad Ulisse come raggiungere l’Ade:     
:                                                     Ma quando avrai l’Oceano varcato

con la tua nave, dov’è basso il lido
e dove sono i boschi di Persefone
ed alti pioppi e salici infecondi,
là sui profondi gorghi oceanini
fa’ sostar la tua nave e là discendi
alle dimore squallide dell’Ade.

Ivi gettano l’acque in Acheronte 
   s’incontrano laggiù, tra le scogliere,
 i due fiumi con impeto sonoro.
Ivi inoltrati, eroe:  scava una fossa
che un cùbito sia lunga in ogni lato,
e libagioni vèrsale d’intorno
per tutti i morti, una di latte e miele,
una di dolce vino, un’altra d’acqua,

e cospàrgivi candida farina.



Il tempo tiranno ci spinge verso Arta, e dopo aver attraversato il ponte sul fiume Arachthos e posato un rapido sguardo sul Tempio di Apollo, raggiungiamo la chiesa di Santa Teodora, esempio di architettura bizantina e con affreschi davvero splendidi. La chiesa è dedicata al protettore di Arta San Giorgio ed è l'unico edificio sopravvissuto dell'abbazia fondata del XIII secolo dalla regina del Despotato d'Epiro (Teodora), e funzionava come convento monacale. Dopo la morte del marito, Teodora stessa divenne una suora ed è lì sepolta.


In tarda serata raggiungiamo l’hotel Grand Serai a Ioannina, antico palazzo che appartenne ad Aslan Pasha ed accogliamo con piacere la cena: insalata greca, patate arrosto, tzatziki, dolce. Mentre Pasquale si prepara per una passeggiata notturna, io mi ritiro in camera a leggere. Domani la giornata sarà molto lunga.
La colazione, arricchita dallo yogurt greco, accresce le energie per affrontare la nuova giornata. Lilly ci accompagna alla scoperta di Ioannina. Sostiamo di fronte ad un vecchio palazzo appartenuto ad Aslan Pasha e, mentre la guida ci illustra quella parte di storia, lo sguardo è subito attratto da una costruzione particolare: la moschea di Aslan Pasha.
                   
         
Entro con curiosità e per la prima volta in una moschea, ora divenuta museo. Sopra il portale del tempio la scritta in lingua araba “Uno è Allah e Maometto è il suo profeta”. Nella moschea, costruita nel 1618, ci sono mobili, oggetti, abiti tradizionali e tappeti. Affreschi alle pareti e sulla volta. Molto particolari le calzature e la tessitura dei vestiti. Sotto le arcate nel cortile, ci sono lapidi con iscrizioni in arabo.
Ripreso il cammino, attraverso strette stradine, raggiungiamo il palazzo di Alì Pasha, situato nella cittadella alta. La sala di preghiera è a pianta quadrata e coperta da una cupola semisferica, sostenuta su pennacchi agli angoli delle pareti. Il sole alto ha alzato la temperatura. Dopo la visita ci concediamo un caffè greco, impossibile per me da gustare. Scendiamo attraverso altre stradine per raggiungere un traghetto che ci condurrà sull’isola To Nisi in mezzo al lago Pamvotida. Una leggenda narra che la moglie di un mercante, che viaggiava forse troppo spesso a causa del suo lavoro, ebbe una relazione con il figlio di Ali Pasha, Muhtar Pasha.
Secondo altri, ebbe una relazione con Ali Pasha, che s’innamorò profondamente di lei. Quando la moglie di Muhtar, figlia di un importante esponente politico all’interno del territorio, scoprì la relazione, pretese la morte della giovane donna. La fama della donna all’interno della comunità greca, dovuta alla sua particolare bellezza e intelligenza, scatenò una reazione popolare che portò Ali Pasha a temporeggiare, ma alla fine Kyra Frosini venne arrestata e, insieme ad altre 17 donne accusate di adulterio, processata e affogata nel lago Pamvotida.
In traghetto raggiungiamo l’isola To Nisì, collocata proprio nel lago Pamvotis. L’isola è famosissima per i suoi sette monasteri, tre dei quali dedicati a San Nicola.  Questo perché i primi abitanti dell’isola furono proprio i monaci, che nel XIII secolo fondarono uno dei più antichi e più importanti monasteri del posto, quello dedicato a Agios Nikolaos Filanthropinon. L’abbiamo visitato, ma non è stato possibile scattare fotografie al bellissimo ciclo pittorico e alle sue scene di martirio, risalenti al XVI secolo, che decora tutto l’interno della chiesetta. Gli affreschi mi hanno molto emozionato, sopratutto per lo stato di conservazione perfetto. 
To Nisi, isola indolente
gioiello d'arte che stupisce.
In fondo al sentiero,
nella semplicità delle sue vesti,
una cattedrale emerge
appena varcata quella soglia.
mani sapienti, con superbi tratti,
rammentano sacre storie
al cuore del viandante.

Un cenno merita il pranzo. Abbiamo gustato l’ottima moussaka (μουσακάς): tipico sformato greco composto da strati di patate, melanzane, macinato di carne e abbondante besciamella gratinata. Ritornati a Joannina abbiamo ripreso il pullman diretti a Dodoni, per visitare l’oracolo di Zeus.  Un oracolo dedicato a due divinità pelasgiche, Zeus, il dio del fulmine re dell'Olimpo, e la Dea Madre, identificata con Dione (Gaia).


Erodoto racconta ciò che gli fu riferito dalle sacerdotesse, chiamate peleiades ("colombe"): « Due colombe nere vennero volando da Tebe in Egitto, una in Libia e una a Dodona;  quest'ultima si sistemò su una quercia e da lassù, parlando il linguaggio umano, dichiarò che il luogo di divinazione per Zeus dovesse essere lì; il popolo di Dodona capì che il messaggio era di natura divina, e stabilì quindi l'oracolo. La colomba che andò in Libia disse ai libici di dedicarsi all'oracolo di Amon; anch'esso infatti è sacro a Zeus.
Questa è la storia raccontata dalle sacerdotesse di Dodona, la più anziana delle quali era Promeneia, e la più giovane era Nicandra; il resto dei servi al tempio di Dodona ritenevano questa storia vera. » Erodoto aggiunge: « La mia opinione riguardo a ciò, tuttavia, è questa.
Se per davvero i Fenici portarono via le sacerdotesse e ne vendettero una in Libia e una in Ellade, per me il luogo dove quest'ultima fu venduta, che oggi è conosciuto come Grecia, ma allora era chiamato Pelasgia, era la Tesprozia.
Rimanendo là come schiava, stabilì un santuario di Zeus sotto una quercia che ivi cresceva; per questo era ragionevole che, siccome era stata un ministro del culto nel tempio di Zeus a Tebe, avrebbe dovuto ricordarsi quello presente nella regione dalla quale proveniva.  Dopo ciò, non appena riuscì a padroneggiare la lingua greca, cominciò ad insegnare le pratiche della divinazione. E diffuse la notizia che sua sorella era stata venduta in Libia dai medesimi Fenici che l'avevano portata lì. (...) Io ritengo che queste donne siano state chiamate "colombe" dai Selli perché parlavano una strana lingua, e tutti pensarono ad essa come al pianto di un uccello; poi la sacerdotessa cominciò a comunicare in un linguaggio a loro comprensibile, e questa è la ragione che spiegherebbe il significato mitico della colomba che utilizzava un linguaggio umano; quando la donna cominciò a parlare quella lingua a lei sconosciuta  (il greco) tutti probabilmente pensarono che la sua voce fosse come quella di un uccello. Come potrebbe, infatti, una colomba parlare il linguaggio umano? Il fatto che quest'ultima sarebbe stata nera, infine, avvalora l'ipotesi che la sacerdotessa era di origine africana, probabilmente egiziana. » (Erodoto, Storie, libro II, 54-57) (Wikipedia)

Il 19 maggio ci vede a Salonicco,  e di buon mattino ci prepariamo per la visita alla città alta, dove è possibile ammirare il vasto panorama della città e il mare.


Camminando tra le sue stradine incontriamo l’Osios David Monastery of Latomou. All’interno il mosaico della Teofania. E' in stile naturalistico e raffigura Cristo in possesso di un testo che dice in greco, "Ecco il nostro Dio, nel quale abbiamo la speranza e ci rallegriamo per la nostra salvezza." Sono presenti anche affreschi del periodo bizantino (1160-1170 circa). Abbiamo ammirato scene della Natività, la Presentazione al tempio, la Madonna della Passione, Cristo sul Monte degli Ulivi, l’ingresso in Gerusalemme.


Raggiungiamo poi la maestosa Cattedrale di S. Demetrio, risalente al V secolo. E’ la chiesa più grande della Grecia e in essa subì il martirio Demetrio. Durante la dominazione turca divenne moschea. Ora è tornata alla cristianità. Molto bello l’affresco nel quale è raffigurato Demetrio con al fianco due bambini. Raggiungiamo poi Il mausoleo di Galliano (la Rotonda) del III secolo, edificio a pianta rotonda, l’Arco di Galliano eretto nel 303 d.C. per festeggiare la vittoria dei Romani sui Persiani nel 297. Proseguendo sulla stessa strada troviamo i ruderi del palazzo di Galliano.
Sul viso di molti di noi si legge la stanchezza ma la giornata non è finita. Il pullman ci accompagna in riva al mare dove ammiriamo la quattrocentesca Torre Bianca, che ha un triste passato. Inizialmente era chiamata «Torre dei Leoni» e in seguito, negli anni della dominazione ottomana,  prese nomi diversi . Nel XVIII secolo si chiamava «Fortezza di Kalamaria» e durante il XIX secolo, quando veniva utilizzata come prigione per i condannati all'ergastolo, «Torre dei Giannizzeri» e «Kanli-Kule», cioè Torre del Sangue, perché i turchi la usavano come prigione per i morituri e come luogo di tortura, spesso eseguita dai Giannizzeri.


Poco avanti incontriamo il monumento equestre di Alexandros.
Proseguendo sul lungomare raggiungiamo il Museo Archeologico Nazionale di Salonicco, dove possiamo ammirare manufatti e splendidi gioielli d’oro. L’oggetto di maggior interesse è l’imponente anfora di Derveni (330-320 a.C.) in bronzo e stagno che serviva per miscelare vino ed acqua. Successivamente è stata utilizzata come urna cineraria.

Nel tardo pomeriggio raggiungiamo il Museo della civiltà bizantina, le cui opere spaziano dal periodo paleocristiano all'epoca post-bizantina (IV-XIX sec.). Qui sono riuniti diversi elementi decorativi di chiese macedoni e di arte funeraria e di vita quotidiana.  Finalmente raggiungiamo l’albergo per la cena e il meritato riposo.

Di buon mattino ci rimettiamo in viaggio, dopo una frugale colazione, a causa dell’assalto turco che aveva spazzato via la maggior parte degli alimenti. Attraversiamo strade immerse nella vegetazione rigogliosa per raggiungere Anfipoli. Il Leone di Anfipoli è senza dubbio uno dei monumenti più significativi e meglio conservati del IV secolo a.C., simbolo dell'antica Macedonia. Il Leone restaurato si trova accanto al vecchio ponte sul fiume Strymonas, sulla strada regionale Amphipolis-Serraiki Akti.



Suoni, profumi, colori
Nelle terre d’Alexandros.
Esplode la natura
Lasciataci dagli antichi eroi.
Oggi foreste s’accostano
Ad oleandri e ginestre in fiore.
Pura emozione mediterranea.S
Una foto di gruppo sotto la sguardo benevolo del simbolo macedone non poteva di certo mancare! 


Raggiungiamo il Museo archeologico e immediatamente scopro un curioso oggetto utilizzato nei tempi antichi per indicare la direzione sulle strade.

Anche qui magnifici manufatti e oggetti d’oro. Senza perdere tempo raggiungiamo Filippi, teatro della famosa battaglia. Plutarco scrisse che a Bruto apparve il fantasma di Giulio Cesare, mentre si preparava ad attraversare i Dardanelli per scontrarsi con l'esercito anti-repubblicano di Antonio e di Ottaviano e gli disse: “Io sono il tuo cattivo Genio, o Bruto. Mi vedrai a Filippi”. Il fantasma gli apparve di nuovo a Filippi e, benché non dicesse nulla, Bruto capì che era il presagio della sua fine. Quando fu per lui chiara la sconfitta a Filippi, si tolse la vita, suicidandosi con la spada.
Svetonio ci ha svelato che nella stessa battaglia Ottaviano, sempre grazie ad un sogno, ebbe salva la vita, allontanandosi, sebbene malato, dalla tenda che fu poi circondata e presa dai suoi nemici. (wikipedia)
Il sito archeologico è immenso. Pasquale, Giovanni e Nicoletta hanno deciso di raggiungere la sommità della collina per meglio ammirarlo. Noi, vista la reale possibilità che piova abbiamo preferito ascoltare Lilly e aggirarci tra le antiche e suggestive pietre.
    Tra ciuffi di camomilla profumata
riposano stele, colonne e capitelli.
Antiche vestigia d'ellenica civiltà.                                                


Il pezzo per me più interessante, custodito nel museo, ritengo fosse una statua il cui volto era molto espressivo e un bassorilievo raffigurante una donna dalle vesti svolazzanti.

            

Verso sera raggiungiamo Kavala. Kavala  con le case dall'aspetto balcanico aggrappate alle falde del monte Simvolo e la fortezza che domina il porto.
La città fu fondata verso la fine del 7° secolo a.C. da coloni provenienti da Thassos, che la chiamarono Neapolis. I Thassians sfruttarono le ricche miniere d'oro e d'argento del territorio, sopratutto quelle situate nella montagna Pangaion.

Il giorno dopo lasciamo l’Hotel Egnatia Palace City, per raggiungere Ouranoupoli dove ci imbarcheremo per la crociera lungo il Monte Athos. Piove e salire sul traghetto mi crea qualche difficoltà a causa del mare mosso. Il Monte Athos è la penisola più orientale delle tre che compongono la Calcidica, nella Grecia settentrionale, ed è uno Stato autonomo all’interno della sovranità greca. Questo lembo di terra montuoso è ritenuto sacro, la vetta più alta raggiunge i 2039 metri sul livello del mare, e possiede una grande bellezza naturale.
Qui si trovano 20 monasteri ortodossi, di cui 17 greci, uno russo, uno serbo e uno bulgaro.  Monasteri religiosi di immenso valore artistico spesso edificati sulla sommità di piccole colline. La storia del Monte Athos ha avuto inizio nel 963 quando Sant’Atanasio istituì il monastero di Grande Lavra, ancora oggi il più importante.  


Superate le difficoltà di navigazione, seguiamo Lilly in un caratteristico localino dove pranzare e poi ci accingiamo a fare un breve giro per le vie vicino al porto, piene di negozietti che mi ricordano quelli di souvenir di tante cittadine italiane. Ritorniamo a Salonicco dove ceniamo. Il mattino dopo ci viene riservata una sala solo per noi, dove fare un’abbondante colazione. E poi via alla volta di Pella. Questa cittadina fu fondata da Archelao I, divenne la capitale del Regno di Macedonia e fu sede anche dell'impero di Filippo II e Alessandro Magno. Nel 168 a.C., dopo la sconfitta dei Macedoni a opera dei Romani a Pidna, la città fu saccheggiata e fu privata della maggior parte dei suoi tesori, accumulati grazie alle grandi imprese di Alessandro e Filippo II. Euripide si ritirò a Pella, alla corte di Archelao, dove si dice sia morto, sbranato dai cani. Il piccolo museo racchiude in sé manufatti di gran pregio, tra i quali statuette, porcellane, gioielli, e mosaici.


A questo punto è stato necessario un altro spostamento in pullman, perché Lilly aveva in serbo una nuova sorpresa per noi: visitare il Byzantine Museum di Veroia.
Nell’antico mulino restaurato è possibile ammirare la mostra dal titolo 'Veroia, parte dell'impero di Bisanzio'. Si tratta di una particolare e bella collezione di icone portatili, alcune sono a doppia faccia, pitture murali, pavimenti a mosaico che provengono dalla chiesa di Agios Patapios in Veroia, manoscritti e prime opere a stampa, ceramiche, monete e sculture in legno. Una vera chicca per gli amanti del genere.

 

A Veria o Veroia, ai piedi del Monte Vermio,  sono stati identificati alcuni insediamenti di epoca neolitica. Il museo archeologico ospita i reperti del sito neolitico di Nea Nikomedia e dei tumuli della necropoli di Vergina dell'età del ferro.
Sono presenti anche sculture e ritratti provenienti dal territorio e l'iscrizione greca nota come "legge del ginnasio", che riporta le regole per la conduzione del ginnasio ellenistico.
Prima di tornare in Italia non possiamo che raggiungere Vergina che fu un tempo capitale della Macedonia. Dopo una sosta per il pranzo raggiungiamo il sito archeologico che comprende le tombe di Filippo II e AlessandroIV. 


Entrare in questo museo, che racchiude come in uno scrigno le sepolture, è magico. Il buio crea un’atmosfera particolare e ci aiuta a comprendere il pensiero che sta alla base di queste tombe. Condivido la scelta di tenere chiuse le camere mortuarie.  Il corredo funerario esposto è davvero splendido. E rimarrà sempre vivo nel ricordo.
Ho lasciato questo luogo con un senso già di nostalgia. 
Ma era davvero giunto il tempo di raggiungere Igoumenitsa per imbarcarci sulla Cruise Olympia, che ci avrebbe riportati in Italia.





giovedì 10 marzo 2016

mercoledì 13 gennaio 2016

La neve

Definisce i rami,
la neve lieve.
E’ una pennellata
leggera sui rami
del nocciolo.
Tra i rami innevati
un frullo d’ali.
La neve:
mano ecologica

della natura.
foto di Pasquale